venerdì 28 novembre 2008

Creatori e fruitori di contenuti web: vantaggi e svantaggi del software per la distribuzione dell'informazione sul Web

Nell' Era dell'User Generated Content (UGC), nella quale chiunque può esprimere il proprio parere su scala planetaria (o quasi), popolando il Web di contenuti personalissimi (attraverso miriadi di applicazioni che gli consentono di muoversi nel mondo ostico dei protocolli e dei linguaggi specifici pur senza nessuna conoscenza settoriale), si parla sempre più di democratizzazione della Rete o dell'Informazione.


Ma è tutto oro quel che luccica?

In realtà una simile "rivoluzione copernicana", prorpio per la sua vasta portata, implica delle più critiche riflessioni in merito, poichè tanti sono i vantaggi ma molti possono essere anche gli svantaggi di un utilizzo acritico di uno strumento così potente.

Infatti, da un lato, oggi Web (nella sua accezione di Web 2.0) significa vantaggio per creatori e fruitori divenendo sinonimo di: maggiore circolazione di informazione, facilità di accesso e creazione di contenuti, possibilità di interazione e confronto potenzialmente senza confini. Si parla a tal proposito di democratizzazione del sistema dal momento che non vi è più un autore preferenziale che stabilisce e seleziona quali contenuti andranno fruiti e in quale maniera o ordine, ma ciascuno che può pubblicare proprie idee e ricerche e confrontarsi magari con esperti che replicheranno a prescindere dal consenso che il contenuto dei loro discorsi potrebbe avere. Si rompe il monopolio dei tradizionali organi di informazione. Ma si fa anche avanti, esaltata dalla natura particolarissima dell'Ipertesto, una nuova, perchè prima sottovalutata, tipologia di apprendimento non più sistematico, legato ad un rigido ordine logico-consequenziale tra i concetti, bensì "costruttivista", tipico di un soggetto che costruisce attivamente la propria conoscenza dando sfogo alla propria creatività.
E persino i tradizionali creatori di informazione trovano un loro vantaggio, poichè se da una parte perdono almeno parzialmente il monopolio nella scelta dei contenuti da diffondere, dall'altra guadagnano la possibilità di fornire contenuti in tempo reale, essere sempre aggiornati e raggiungere un pubblico assai diverso dal loro bacino d'utenza, amplificando in maniera notevole la propria diffusione.

Tuttavia, dall'altro lato, in questo paradiso ritrovato è possibile cogliere delle anomalie, dei risvolti negativi. Infatti, il moltiplicarsi più che esponenziale delle informazioni e delle fonti può trasformarsi in rumore che finisce col disorientare l'utente. Al di là di una estrema e aumentata complessità, con la quale il navigatore medio deve imparare a convivere, diventa sempre più difficile controllare la veridicità della fonte e sempre più spesso ci si può imbattere in dati falsati, come può capitare anche che delle "bufale" si diffondano come virus su tutto il globo nel semplice tempo di un click.
Inoltre, le logiche di mercato che comunque stanno dietro l'ingegneria dei motori di ricerca fanno sì che non si possa proprio parlare di pari opportunità nella probabilità di diffusione dei contenuti informativi. Non che si possa parlare, invece, di vera e propria censura (almeno non in Italia, credo!?!) ma sicuramente di squilibrio.
Infine, l'informazione non viene ancora fruita da tutti nello stesso modo e con l'espressione digital divide si intende proprio il divario esistente oggi tra chi può accedere alle nuove tecnologie e chi invece no (vedere per approfondimentite il post precedente "A proposito di accessibilità: Il Web 2.0").

Quanto appena scritto non ha lo scopo di dipingere il Web come un mostro da evitare, quanto più che altro di mettere in guardia chiunque da una visione troppo semplicistica e riduttiva dei fenomeni. Qualsiasi potente tecnologia porta con sè vantaggi e svantaggi, possiede luci ed ombre, e ciò che noi possiamo fare per utilizzarla senza invece essere usati è imparare a gestirla in maniera critica, consapevole e responsabile.

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